Guida alle stampanti 3D

Il 2013 sarà l’anno del boom per il 3D printing casalingo. Ecco i modelli più diffusi e qualche consiglio per sceglierne uno per la tua scrivania


Il 2013 sarà l’anno della verità. Quello della definitiva esplosione della stampante 3D casalinga, del do it yourself davvero sulle scrivanie di (quasi) tutti. Il 3D printing d’altronde promette di essere il primo, massiccio effetto collaterale della cosiddetta rivoluzione dei maker: un (benefico) effetto concreto e visibile dove, provocazioni a parte, i piccoli e medi oggetti di ogni giorno te li farai da solo, impiegando solo il tempo di personalizzare e mandare in esecuzione un file cad o qualcosa di ancora più elementare. Però su misura.


Finora i numeri hanno detto che il quadro è in crescita, ma pur sempre ancora di nicchia: negli ultimi dodici mesi, tuttavia, l’arrivo di nuovi e più economici modelli di stampanti 3D hanno cambiato marcia al fenomeno. Se sul 2013 ha scommesso anche Sam Cervantes - il più acerrimo nemico del piccolo colosso Makerbot con la sua Solidoodle, tanto per citare un addetto ai lavori - allora conviene iniziare a capire qual è la macchina che fa per te, in base a esigenze, caratteristiche, prezzo e impressione generale. Quello che ti serve è una guida alle principali stampanti 3D in circolazione per capire se, come e perché acquistarne una. 


Replicator 2x

Svelata all’ultimo CES di Las Vegas, è un po’ l’ammiraglia dell’intero settore, nonché la battistrada per storia e assetto complessivo. Rispetto alla precedente Replicator 2 fa un salto sia esteticamente che per caratteristiche: 100 micron di risoluzione, sfoggia un volume di stampa più ampio (25x15x15 centimetri, il meno cubico delle stampanti fin qui presentate) e il doppio ugello le consente un sacco di manovra in più. Non solo stampa in due colori, ma stampa anche due oggetti uguali contemporaneamente e fa uso di plastiche come ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene) e PLA (la cosiddetta bioplastica) di densità diverse per realizzare strati e livelli più raffinati. Il problema è l’attesa e il costo: dal momento dell’ordine, c’è da aspettare un paio di mesi. Si può trovare sul negozio ufficiale online - se non hai la fortuna di visitare il nuovissimo store newyorkese della Makerbot - sganciando subito circa duemila euro. La classe si paga

SI: hai la Ferrari delle stampanti 3D 
NO: costa (ancora) troppo 


Solidoodle 3

Arrivata a stretto giro dopo la Replicator 2 – e prima dell’ultima 2x – la neonata della Solidoodle fa paura non tanto per le caratteristiche (area di stampa 20x20x20 centimetri, la più grande in circolazione per questa fascia di prezzo) quanto perché è forse la più indicata per i principianti. Insomma, per chi fino a ieri non sapeva che fosse possibile farsi una bella cover per iPhone in casa. Semplicissima da usare, in sostanza la colleghi all’alimentatore e inizi a sfornare i tuoi oggetti. Il design è decisamente da combattimento, il volume di stampa è intermedio, ma sfoggia un pizzico di precisione in più. E poi il prezzo: compri qui la versione precedente a 380 euro e la terza generazione a 600 euro. Sotto questo profilo, non è quasi più un investimento, ma uno sfizio. 
SI: il prezzo, decisamente prêt-à-porter
NO: il design, davvero poco catchy


Afinia H-Series

Anche questa è l’ideale per chi inizia: zero controlli sulla macchina, a parte un pulsante d’inizializzazione, si connette via USB col computer (Mac o PC, poco importa) anche se ha un volume di stampa un po’ inferiore alle altre: 13,9x13,9x13,5. Poco male: ti arriva già pronta, con un software semplicissimo da installare e dall’interfaccia molto semplice. Rispetto alle blasonate concorrenti, ha una scocca aperta: insomma è di quelle open, non a cubo. Risoluzione a 0,2 millimetri. Non a caso, negli ultimi mesi il prezzo – come registrato per diverse altre – è salito un po’, segno che sta registrando un certo successo. Costa 1.200 euro (via di mezzo fra Solidoodle 3 e Replicator 2x) e la puoi prendere sul sito ufficiale. Se non sai da dove cominciare, puoi iniziare da qui. 
SI: facile da usare, software proprietario integrato 
NO: non vai oltre prototipini davvero minuti 


Cube

Anche Cube, firmata da Cubify, è sbarcata sul mercato già da qualche mese: si piazza nel segmento delle ministampanti 3D, come l’Afinia H-Series. La sua area di costruzione è infatti di 14x14x14 centimetri. Le caratteristiche che la distinguono dalle concorrenti stanno però nella comodissima connettività Wi-Fi e nel software già incluso, che la rendono un accessorio perfetto da casa. Come prezzo da sborsare, siamo lì: 1200 euro sul negozio ufficiale, dove c’è anche un conveniente kit con tre cartucce in più (te ne mandano una verde fluo, col pacco). Ah: la spedizione parte subito. 
SI: versatile, piccola, compatta, carina; nessuna attesa dopo l'ordine 
NO: anche qui, siamo dalle parti degli oggettini, manca il salto di qualità 


Makergear M2

Con Makergear M2 si entra di botto nel segmento SUV della stampa 3D. Seguito della già discreta Mosaic, firmata dall’azienda omonima, è perfetta – nel suo design in alluminio anodizzato, solido, essenziale e di stile – per chi voglia lanciarsi immediatamente su prodotti e creazioni più pretenziosi. Il volume di stampa è infatti di 20,3x25x20,3 centimetri, fra i più elevati in una fascia di prezzo che, in fondo, vuole appena 150 euro più delle piccolette: 1350 euro sullo store ufficiale, già assemblata. Risoluzione notevolissima a 0,02 millimetri. E puoi stamparci anche senza computer, leggendo i file da una scheda di memoria SD. Senza contare che è anche open source. Insomma, una vera bomba per chi ha già la testa piena di idee. La nostra preferita. 
SI: tutto, ma in particolare il volume di stampa 
NO: forse il design, per alcuni magari troppo scarno 


Printrbot Lc

Brook Drumm, il suo inventore, l’ha battezzata “la tua prima stampante 3D”. Modesto, il ragazzo: le ambizioni della Printrbot possono infatti dirsi anche un po’ più elevate. Il volume di stampa è 15,24x15,24x15,24 centimetri, intermedio rispetto alle concorrenti, anche quelle interne (dopo il clamoroso crowdfunding da 800mila dollari su Kickstarter, l’azienda ne ha prodotti vari modelli, fra cui la Printrbot Jr. e la Printerbot Plus). Sta già riscuotendo un certo successo internazionale (distribuita in circa 1500 città di 55 Paesi) anche perché il prezzo rende la Lc e le sue sorelle fra le più vantaggiose nel rapporto con la qualità: 500 euro sul negozio ufficiale. Ma c’è da aspettare dalle due alle tre settimane. 
SI: imbattibile rapporto qualità/prezzo 
NO: il design, davvero troppo scarno 


Type A Machines: Series 1

È una delle più chiacchierate nelle community degli sfegatati del 3D. E forse può tornare buona anche per chi si avvicina per la prima volta. Occhio, però, perché l’area di stampa è davvero grande: 22.9x22,9x22,9 centimetri, più della Makergear M2, e la struttura, per tenere il prezzo basso, è rimasta in compensato. Non il massimo come la risoluzione, che invece raggiunge i 0,05 millimetri. Quanto al resto, si capisce perché intrighi tanti: open source, gira anche con Linux, e sfrutta tre filamenti diversi (ABS, PLA e PVA: polivinil-acetato). Il prezzo è appena sotto la media, ma vantaggioso per quello che ci si può tirare fuori: mille euro sul sito ufficiale


SI: il gusto fai-da-te sposato a un ottimo volume di stampa 
NO: il compensato la rende forse meno attraente e resistente 


SeeMeCnc H1.1

Per chiudere, la formula do it yourself va anche difesa nel suo livello di complicatezza tecnica. Il SeeMeCnc è in realtà un kit per costruirsi una stampante open source da soli. In ogni caso, una volta assemblata la macchina, il volume di stampa non supererà quello della Printrbot Lc: 15,24x15,24x15,24 centimetri. Tuttavia, supporta anche Linux, stampa in plastiche ABS, PLA e PVA. Ne viene fuori una macchina da combattimento super low-cost (145 euro qui, anche se al momento è fuori dallo stock: appena se ne accumula un certo quantitativo te lo spediscono in due settimane). Consigliato solo ai veri fanatici. 



SI: fai davvero tutto da solo 
NO: potresti non uscirne mai

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